6 luglio 2015, come cambiano gli appalti pubblici a Bologna?

In realtà la domanda corretta sarebbe “Ma davvero cambiano gli appalti pubblici a Bologna?”.

Diciamo subito che io di contratti ci capisco il giusto. Nel senso che senza una guida mi pare sempre che la lettura finisca con più domande che risposte. È il caso, ad esempio, del protocollo firmato il 6 luglio 2015 in materia di appalti pubblici a Bologna. Si tratta, per chi non avesse mai avuto a che fare con cose del genere, di un documento nel quale sono specificate le linee guida in materia di appalti. Il Comune, cioè, si accorda con i sindacati più rappresentativi e le associazioni datoriali su alcuni dei punti che caratterizzeranno le future gare di appalto per l’estarnalizzazione dei servizi e dei lavori pubblici. Prima di quello siglato ieri, l’ultimo protocollo risaliva al 2005, a quando il Comune di Bologna era in mano all’ex-segretario generale della CGIL Sergio Cofferati.

Ora, vuoi perché a Bologna in questi giorni di luglio l’unica aria che tira è quella da campagna elettorale, vuoi perché davvero il protocollo è innovativo rispetto al precedente, ma sull’argomento si sono già spese un sacco di parole. E i titoli dei giornali, almeno quelli on line, sono inequivocabili: dal “Appalti, si cambia: Bologna scavalca il Jobs act e riattiva l’articolo 18” di LaRepubblica.it a “Il Comune va oltre il Jobs Act” de Il Resto del Carlino1.

Ma, francamente, dopo aver letto il protocollo in questione e il vecchio2, tutte ‘ste novità non mi pare di trovarle. Soprattutto per quanto riguarda le questioni evidenziate negli articoli e nei titoloni: articolo 18, Jobs Act e superamento della logica del massimo ribasso, proprio non vedo nulla di nuovo.

Andando con ordine, che c’entrano l’articolo 18 e il Jobs Act col protocollo? In realtà nulla. La questione è che le imprese che subentrano nella gestione di servizi e lavori pubblici dovranno garantire l’assunzione dei lavoratori licenziati dalle imprese uscenti. Assunzione, questo è il punto, che dovrà essere garantita alle stesse condizioni dell’impresa precedente. Quindi la nuova impresa appaltatrice riassumerà i lavoratori a tempo indeterminato provenienti dall’altra impresa con lo stesso contratto a tempo indeterminato, anche qualora questo fosse antecedente al Jobs Act e quindi non a tutele crescenti.

L’altra questione è il superamento della logica del “massimo ribasso” nell’aggiudicazione degli appalti. Ora, il criterio del massimo ribasso è un principio che quando messo in campo nella valutazione dell’offerta assicura il massimo risparmio dell’amministrazione pubblica. Va da sé che il servizio o la qualità del lavoro ne risentono ed è per questo che di specialmente per i servizi politicamente (sarebbe meglio dire socialmente, ma non sempre è così) più rilevanti, si predilige il criterio dell’Offerta Economicamente più Vantagiosa, che oltre a tener conto del prezzo dovrebbe focalizzare l’attenzione in parte sulla qualità del servizio offerto.

Letto e riletto l’accordo, l’attenzione su questi due punti non mi pare del tutto giustificata. Per quanto riguarda il secondo, infatti, per quanto si proclami il superamento “della logica del massimo ribasso” non significa che nell’accordo precedente la logica del massimo ribasso fosse apprezzata o voluta. Anzi, a leggere l’Unità all’indomani del’protocollo del 2005 si legge proprio come, anche in quel caso, la logica del massimo ribasso fosse stata finalmente superata3. Anche perché tale obiettivo era proprio nelle premesse del protocollo.

Per quanto riguarda il primo punto, invece, gli aspetti rilevanti sono almeno due. Il primo è che, difatto, le sole imprese coninvolte sono quelle bolognesi, ovvero una minima parte delle imprese coinvolte (ad esempio resterebbero fuori gli educatori che intervengono nelle scuole primarie con i bimbi più o meno diversamente abili poiché la coop Quadrifoglio è torinese); in secondo luogo, il supposto superamento del Jobs Act, che altro non è se non il semplice “riassorbimento di manodopera” – tra l’altro senza garanzia sul mantenimento dell’anzianità maturata – , è previsto per l’impresa che subentra “qualora ve ne fosse necessità e compatibilmente con la propria organizzazione” (cfr. Pag. 8 dell’accordo). Nel linguaggio sindacale gli incisi contano e questo, in particolare, subordina tutto il ragionamento fatto alle esigenze dell’imprenditore.

In realtà, un punto innovativo c’é, ed è quello che riguarda la certificaizone antimafia, plasticamente rappresentata dal Rating di Legalità dell’AGCM. Quel sistema a tre stellette, sostenuto anche da Confindustria, concesso dall’Antitrust e che dovrebbe permettere un più facile accesso al credito a chi lo ottiene4.

Insomma, per quanto io apprezzi lo spirito festaiolo, quello che si trova negli articoli e nei post su FB dei protagonisti non mi pare del tutto giustificato. Non capisco, ad esempio, perché si preferisca spendere tante energie per il mantenimento (in parte) del diritto acquisito dal lavoratore a tempo indeterminato, quando basterebbe affermare il principio che il datore di lavoro di chi svolge lavori pubblici deve essere pubblico e senza intermediari.

Con ciò non voglio dire che l’organico dello Stato debba coprire l’intero ventaglio della classificazione delle professioni, o almeno non lo dico qui, ma che almeno per quelle mansioni di carattere non emergenziale e comunque prevedibili valgano gli stessi diritti per quelle persone che svolgono lo stesso lavoro.

1 Gli altri articoli e il comunicato della CGIL Bologna sono disponibili qui: http://www.cgilbo.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1351?uniq=bd7104b4c713903df9a49311dfe67b9a

2 Il vecchio protocollo ripreso da Silvano Costanzi dell’Università di Urbino (inutile dire che non ne ho trovate altre versioni): http://olympus.uniurb.it/index.php?id=6228%3A2005appaltibologna&format=pdf&option=com_content

3 L’articolo de l’Unità all’indomani della vecchia sigla http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/180000/175571.xml

4 L’articolo de Il Sole 24 ore sul Rating di Legalità: http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2015-01-29/rating-legalita-passo-accelerato-063804.shtml?uuid=ABiUFslC