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Dare le spalle al re. Quando la tecnologia è rivoluzionaria

A quasi un anno di distanza dalla prima volta, qualche giorno fa, ho rivisto la mostra di Henri Cartier-Bresson. D’altra parte la mole di immagini e suggestioni è tale che già dovrei iniziare a pensare ad una terza visita.

In ogni caso, nonostante l’allestimento dell’Ara Pacis fosse diverso, più confusionario, di quello del Centre Pompidou, anche in questo caso ho trovato le fotografie dell’incoronazione del re Giorgio VI  (per intenderci, il balbuziente interpretato da Colin Firth nel film di Tom Hooper “il discorso del re“)  tra le più affascinanti. Più che concentrarsi sulla scena, infatti, Cartier-Bresson si sofferma sulla folla e, in particolare, sugli strumenti ottici usati per poter meglio guardare la sfilata reale. Si tratta per lo più di periscopi artigianali, costituiti da uno o due specchi montati su supporti in legno che permettevano di vedere oltre la folla.
Henri Cartier-Bresson 1937; inconsapevole cortesia della Magnum

Se gli effetti individuali della dotazione tecnologica si possono collocare soprattutto all’altezza cervicale dell’osservatore, sul piano colettivo il risultato è potenzialmente rivoluzionario: la folla volta le spalle al re.

Dal punto di vista del re, il colpo d’occhio non sarà stato molto diverso da quello che oggi vediamo quando, di fronte ad un evento più o meno significativo, una parte dei presenti si volta di spalle per comunicare al mondo la propria partecipazione nel #selfie di rito. Come a dire “io ci sono – anche se di spalle”.

Canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII 2014; inconsapevole cortesia di repubblica.it

Certo, il potenziale rivoluzionario si ferma lì, a quelle spalle voltate al “sovrano”. Non appena infatti si inizia ad andare oltre, a prendere in considerazione le motivazioni del voltafaccia, gran parte della poesia della ribellione si perde. Ne resta qualche traccia nella voglia di chi benché ultimo, attraverso la tecnologia, stravolge la logica della piazza ponendo il proprio punto di osservazione al di sopra delle prime fila. Ne resta, infine, nello stravolgimento dei piani dell’autoscatto, in cui il “sovrano” è messo in secondo piano, parte del panorama. Anche se, come sottolinea chi su questo ha avuto modo di riflettere maggiormente, nell’autoscatto il contesto potrebbe contare ben più dell’autorappresentazione1.

Di pienamente rivoluzionario resta invece lo sguardo di Cartier-Bresson, per la sua attenzione alla diseguaglianza, per il suo interesse verso le folle, anche se, contrariamente a quanto spiegato da Claudia Claudiano de Il Giornale, nel caso dell’incoronazione di Giorgio VI il fotografo era probabilmente uno tra i pochi ad essere rivolti verso il re.

 

1 Giacomo Di Foggia, Location of #selfie, intervento a Photography and Visual Cultures in the 21st Century: Italy and the Iconic turn. Rome, Italy – 4-5 December 2014. Roma Tre University.